Il post di oggi è dedicato ad una figura importante nella storia dell'arte, Vittore Ghislandi detto Fra' Galgario (Bergamo, 1655-1743) uno dei più grandi e originali ritrattisti del Settecento italiano.
Era famoso già nel suo tempo per quelle luminosissime "lacche rosse”, "forti come sangue raggrumato”, che l'artista produceva personalmente e che nei suoi ritratti stendeva su rossi opachi come il cinabro, o anche da sole, per velare gli incarnati e far brillare i tessuti sfarzosi indossati da nobili e dame.
“Ritratto di Elisabetta Piavani Ghidotti.
L'artista produceva personalmente la sua lacca con sostanze di origine animale, vegetale e minerale. Celebri artisti del suo tempo erano disposti a fare carte false perché il pittore concedesse loro una libbra di quella lacca finissima e ineguagliabile. La ricetta della lacca di Fra Galgario è rimasta fino a oggi un mistero.
Ecco cosa scrisse nel luglio 1731 il celebre pittore veneto Sebastiano Ricci: << Cinque o sei once, e se potesse ancora una libbra, di quella lacca fina che il detto Padre sa comporre>>, ed anche due once di quella <<che ne fa per adoperarla lui medesimo di una estrema bellezza>>. Egli chiedeva tramite il conte bergamasco Gian Giacomo Tassi, la famosa lacca.
È così che celebri artisti del suo tempo, come Sebastiano Ricci, erano disposti a fare carte false e a scomodare – come testimoniano i carteggi – le loro illustri amicizie a Bergamo, perché il pittore concedesse loro una libbra di quella lacca finissima e ineguagliabile, dalle tonalità brillanti e vinose.
È così che celebri artisti del suo tempo, come Sebastiano Ricci, erano disposti a fare carte false e a scomodare – come testimoniano i carteggi – le loro illustri amicizie a Bergamo, perché il pittore concedesse loro una libbra di quella lacca finissima e ineguagliabile, dalle tonalità brillanti e vinose.
Ma ora ammiriamo alcuni dei suoi capolavori...
Lo scenografico Ritratto del conte Giovan Battista Vailetti.
La ricchezza cromatica del ritratto deriva dall'impiego diffuso di quelle lacche luminosissime che l'artista cominciò ad utilizzare in modo sistematico solo alla fine del secondo decennio. L'immagine complessiva, ha una impronta vagamente esotica, da notare il cappello, che nella sua forma alta e gonfia rispecchia le caratteristiche di fine Seicento.
ll sontuoso Ritratto di Claudia Erba Odescalchi Visconti.
Lo straordinario doppio Ritratto del conte Giovanni Secco Suardo col servo.
Il ritratto è tra i più celebri del Ghislandi; da un lato c’è l’immagine del conte “in posa”, dall’altro c’é il ritratto enigmatico dell'anziano servitore in una posa di vera rassegnazione.
Ritratto di gentildonna con ventaglio.
Ritratto di gentiluomo in giacca rossa.
Nessuno vorrebbe incontrare il duro aristocratico di questo ritratto, così avvezzo alla crudeltà da averne fatto una sorta di tratto d’espressione: chiuso nel suo mantello nero che copre una marsina pure nera, come nero è il gran cappello sottobraccio, egli sembra avanzare lentissimo e muto verso un avversario o una vittima.
Ritratto di cavaliere dell'ordine costantiniano.
Il mistero sulla persona contribuisce al fascino profondo del ritratto. Sotto i raffinatissimi abiti, la corazza metallica, con stemma, non ha funzione bellica ma allude simbolicamente all’origine del “potere”, ed è sorprendentemente accostata ad un oggetto la cui forma può evocare un “bastone di comando” ma che è inequivocabilmente un bastone da passeggio. In questi contrasti l’immagine indica l’appartenenza del nobiluomo ad una casta che non rinnega la sua matrice militare ma ne rifiuta ormai i comportamenti conseguenti. Egli si presenta in abito “civile” ma ostenta sul petto una onorificenza militare, quell’insegna dell’Ordine Costantiniano di San Giorgio che costituisce l’unico indizio per restituire una identità storica al cavaliere.
Dopo il 1730 Fra Galgario, ormai vecchio, iniziò, secondo le fonti, a dipingere col dito anulare tutte le carnagioni, la qual cosa continuò sino alla morte, si servì di pennello per minuta parte o per dare gli ultimi colpi; e in questa sua maniera ha fatto gli ultimi capolavori con effetti d’impasto e di semplificazione formale straordinari. Morì a Bergamo nel Convento del Galgario nel 1743.
Onorato in vita, ricordato poco nella letteratura d'arte settecentesca, Fra Galgario restò disconosciuto nel corso dell'Ottocento. Dopo la prima rivalutazione operata dagli studiosi bergamaschi all'inizio del XX secolo, il suo valore ha incontrato un lento ma continuo recupero.
"La pittura è una lunga fatica di imitazione di ciò che si ama."
5 commenti:
Cara duchessa sei tu che fai speciale il tuo blog!Sono sicura che chi lo troverà non lo lascerà piu'.Si viene rapite nel passato e si conoscono tanti personaggi e avvenimenti.Il tuo è un grande lavoro per riscoprire tutto questo,ci vuole pazienza e passione!Ti auguro un dilettevole fine settimana,Rosetta
You have a wonderful blog, cara Duchessa. Beautifully written and lovely photos. I enjoyed learning about this artist whom I did not know. xo,
Cara Duchessa,il tuo blog e' veramente interessante e sei tu che lo rendi speciale....non conoscevo questo pittore,ti ringrazio per questa splendida lezione di storia dell'arte!
Ti abbraccio.
Cri.
ne conoscessi uno.. :(
Come hanno detto Rosetta e Cri, sei tu che rendi speciale il tuo blog con questi meravigliosi post! Io non sono una intenditrice...ma vedo dipinti a dir poco meravigliosi...senza te, alcuni non li avrei mai conosciuti!!! Grazie, Anna.
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